La Fondazione di Comunità di Messina fa il punto sui suoi cinque anni di attività per un welfare capace di produrre ricchezza, inclusione dei soggetti fragili e bellezza
Trasparenza e innovazione, per raccontare alla città cosa si fa, in quale modo e con quali mezzi. Sono queste le parole chiave con cui il presidente del Consiglio della Fondazione di Comunità di Messina Nando Centorrino ha inaugurato ieri pomeriggio, nella Sala Consolo del Parco Horcynus Orca, il Consiglio aperto con cui la Fondazione ha presentato paradigmi e programmi di sviluppo umano che sperimenta sul territorio di Messina e che potrebbero diventare indicazioni per innovare il sistema di welfare locale. Ad illustrarli, il segretario generale della rete europea REVES Luigi Martignetti e il segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina Gaetano Giunta.
“La Fondazione di Comunità di Messina – Distretto Sociale Evoluto non è un soggetto pubblico – ha sottolineato Nando Centorrino aprendo i lavori – eppure il nostro imperativo è la trasparenza. Desideriamo accendere i riflettori sul modello innovativo che stiamo testando e che scaturisce dalle esperienze avviate negli ultimi anni, a partire da ‘Luce è Libertà’, il programma di reinserimento sociale e lavorativo di cica 60 ex internati nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, che continua a produrre risultati di rilievo nazionale ed europeo”.
La Fondazione di Comunità di Messina, una delle prime fondazioni di comunità costituite nel Mezzogiorno su impulso della Fondazione con il Sud, è un caso emblematico secondo Luigi Martignetti, segretario generale della rete europea REVES (European Network of Cities & Regions for the Social Economy), di come esistano modelli diversi ed economicamente sostenibili di welfare, lontani dalle politiche sociali che si traducono esclusivamente in costi per la collettività. “Quella inaugurata dalla Fondazione di Comunità di Messina è una rivoluzione che trova riscontri nelle principali direttive comunitarie e nelle sentenze della Corte Europea perché sperimenta un modello di welfare generativo, che produce ricchezza e non si traduce esclusivamente in una voce di costo, anzi punta sui capitali di capacitazione per generare capitale sociale e umano. Finché non si elaborano compiutamente modelli di welfare di questo tipo – ha concluso Martignetti – le crisi delle politiche sociali saranno sistemiche e ricorrenti”.
I dati del modello di welfare sociale che sperimenta e vive fin dalla sua creazione, nel luglio del 2010, la Fondazione di Comunità di Messina emergono non soltanto dai risultati conseguiti, in termini di inserimento sociale e lavorativo di soggetti fragili, programmi per la comunità, manifestazioni e sedi culturali permanenti. Ma anche e soprattutto dai numeri, come ha evidenziato Gaetano Giunta. “La Fondazione ha dimostrato che, al contrario degli approcci economici classici, esiste una forte correlazione tra crescita economica, costruzione di capitale e coesione sociale ed espansione delle libertà delle persone più fragili. Una recente pubblicazione, introdotta dal presidente emerito della Corte Costituzionale, modellizza quantifica e valida quanto appena affermato. Il modello di welfare strutturalmente intrecciato con forme di economia civile e produttiva – continua Giunta – ha di molto accresciuto il già alto capitale sociale del Distretto Sociale Evoluto, così come misurato attraverso analisi di network; ha di gran lunga accresciuto le capacità di tutte le persone coinvolte, a partire da quelle più fragili, come misurato utilizzando strumenti di valutazione propri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e questi maggiori benefici sono altresì correlati a una rilevantissima crescita economica che ha permesso l’inclusione al lavoro di moltissime persone deboli”.
Il segretario generale, inoltre, ha ancora una volta rinnovato la disponibilità della Fondazione di Comunità di Messina a strutturare forme di partnership con il Comune che siano orientate a trasformare forme “violente” di welfare assistenziale e istituzionalizzante in forme di welfare comunitarie, trasformando, per esempio, le costosissime rette in capitali di capacitazione in grado di sostenere e patrimonializzare i sistemi socio-economici territoriali e il budget di cura. Così che si possa reinterpretare il welfare in modo personalizzato e, dunque, profondamente non violento.
Pronta la risposta dell’assessore Santisi: “Il mio auspicio è che nel sistema di cluster e di collaborazioni che costituisce la Fondazione di Comunità di Messina – Distretto Sociale Evoluto si inserisca anche il Comune di Messina. Il partenariato, soprattutto in materia di welfare, con la Fondazione non è semplicemente auspicabile ma significativamente opportuna”.
A sostegno delle forme di cooperazione pubblico-privato si inseriscono gli esempi illustrati alla platea da Antonio D’Alessandro del consorzio Parsec che ha ricordato come ci siano già alcuni piccoli Comuni italiani che hanno adottato l’articolo 24 del decreto “Salva Italia” che consente di accettare proposte di cittadini in materia di co-gestione di beni pubblici, assicurando in cambio la riduzione della pressione fiscale.