Bioplastiche, ricerca, economia circolare. A Roccavaldina un polo olivettiano.
L’ex polo artigianale di Roccavaldina, area interna del messinese, Fondazione MeSSInA, in collaborazione con il Comune, e con il supporto di iniziative per il Sociale di Intesa Sanpaolo, di Fondazione CON IL SUD e del progetto LIFE RESTART, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma LIFE, sta trasformando in un hub produttivo che promuove i principi dell’economia circolare e l’approccio olivettiano.
In una logica evoluta di welfare comunitario, l’idea è quella di intrecciare processi di rigenerazione urbana e programmi educativi e sociali durevoli a forme di economie solidali produttive che scaturiscono da azioni di ricerca e sviluppo tecnologico capaci di rileggere e valorizzare i flussi e gli stock di materie, di conoscenze, di beni relazionali di un territorio.
Biomateriali
L’idea imprenditoriale consiste nella trasformazione delle trebbie di scarto del Birrificio Messina (workers buyout promosso dalla Fondazione) e di altri residui delle produzioni agricole del territorio, in bio-materiali da cui saranno realizzati prodotti finiti (packaging, giochi, oggetti di design, etc.).
I nuovi bio-materiali sono esito di un programma di ricerca condotto dalla Fondazione MeSSInA in collaborazione con Ecos-Med, con Crossing s.r.l., spin-off del Dipartimento di Scienza Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina.
Nello specifico, nel polo nasceranno:
- un centro di ricerca e sviluppo sui bio- materiali;
- una fabbrica di prodotti finiti in bioplastiche realizzati attraverso macchine seriali numeriche;
- un Fab Lab in cui, attraverso stampanti 3D, saranno realizzati prototipi e linee di prodotti di design in bioplastiche.
- con il Polidesign di Milano si stanno progettando dei living lab con giovani designer e imprese del giocattolo per arrivare alla prototipazione di prodotti ecosostenibili;
- i “gusci” esterni dei capannoni si stanno trasformando attraverso un’operazione di “land art” curata da Martina Corgnati e progettata da Agostino Ferrari;
- il polo industriale sarà il principale nodo produttivo di una comunità energetica solidale che permetterà la transizione ecologica e giusta del borgo, senza impatto paesaggistico;
- tramite le pratiche produttive si sperimenteranno forme di economie pre e re distributive: saranno inserite al lavoro persone con fragilità socio-sanitarie e tutti gli utili saranno destinati a sostenere nel tempo azioni di ricerca sui bio-materiali e programmi di contrasto della povertà educativa del territorio;
- l’Hub di ricerca sosterrà il Comune nell’attuazione di un piano strategico social green che, grazie a interventi di riqualificazione del borgo storico e di rimboschimento farà del territorio un polo attrattivo e capace di contribuire al contrasto dei processi di desertificazione della Sicilia.