I Flussi Globali
Il paradigma socio-economico dominante, fondato su ipotesi antropologiche hobbesiane di egoismo economico, ha progressivamente creato separatezza fra la sfera economica e le altre dimensioni del sapere e dell’agire umano. In questa prospettiva la società individualistica, centrata sul pensiero dell’economia politica, non persegue una specifica concezione del bene e sancisce che né i diritti individuali possono essere sacrificati a vantaggio del bene comune, né i principi di giustizia e responsabilità ambientale, che oggi specificano quei diritti, possono essere basati su una qualche nozione di solidarietà, fraternità o sostenibilità.
Tali approcci rigorosamente utilitaristici, unitamente alle rivoluzioni delle tecnologie informatiche e digitali e alle conseguenti innaturali accelerazioni dei mutamenti dei paradigmi tecnologici, hanno generato una serie di disarmonie e di contraddizioni che oggi hanno carattere insieme globale e strutturale: una traslazione fra coscienza e conoscenza; disuguaglianze sociali, economiche e di riconoscimento al limite della soglia di prossimità sopra cui si intrappola ogni ipotesi di sviluppo; sistemi di produzione predatori di risorse e materie prime in misura superiore alle capacità di rigenerazioni del pianeta; l’avvicinarsi della fine dell’era del fossile nelle politiche energetiche; emissioni fuori controllo che hanno avviato una preoccupante transizione climatica su scala planetaria, particolarmente evidente proprio nell’area del Mediterraneo.
L’agire umano è divenuto una forza critica nel determinare il destino di un sempre più ampio spettro di sistemi biofisici e del pianeta stesso. Una conseguenza di questa transizione di fase nella storia dell’umanità è che qualsiasi tentativo di spiegare e di progettare il futuro delle condizioni di vita sulla Terra deve partire dall’agire umano culturalmente, tecnicamente ed economicamente connotato.
Fenomeni ambientali e trend socio-economico-demografici, disuguaglianze sociali e ambientali, sono ormai strutturalmente correlati.
In tale contesto la Sicilia assume valore paradigmatico proprio perché l’Isola è una frontiera importante di tali flussi e tensioni globali e nello stesso tempo è un territorio drammaticamente interessato dai processi di desertificazione, che potrebbero interessare nei prossimi 30 anni addirittura il 70% del proprio territorio. Proprio per questa doppia implicazione la Sicilia è un laboratorio naturale di nuove sperimentazioni socio-ambientali.
Risulta a questo punto evidente perché i modelli democratici di gestione dei beni comuni, quali acqua e fonti energetiche, diverranno cruciali e potranno determinare l’accesso o la fuori uscita a/da nuove forme di povertà. E ancora perché risulta strategico sviluppare politiche di attrazione e di sviluppo umano nelle aree interne.