Dallo sviluppo della ricerca fino a un primo test di realizzazione di manufatti e alla definizione del processo produttivo delle nuove bioplastiche derivate dalle trebbie di birra: in questi mesi i partner di LIFE RESTART, progetto cofinanziato dall’UE nell’ambito del Programma LIFE, hanno messo in campo tutta la loro competenza per implementare le attività previste e stringere ulteriormente le maglie di una collaborazione strategica che è uno dei punti di forza di questo innovativo progetto close-to-market.
Macchinari e ricette
Mentre sono proseguiti i test sulle formulazioni dei nuovi biocompositi da parte del gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Annamaria Visco, docente associato del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina, è stato acquistato – e a breve sarà consegnato – il macchinario appositamente progettato da UNIME per il Mechanical Treatment Prototipe (MTP), ovvero per la lavorazione delle trebbie di birra del Birrificio Messina e che potrà essere utilizzato anche per altri scarti agroalimentari.
L’impianto consentirà il trattamento su scala pilota delle trebbie, il controllo di qualità dello scarto trattato e l’ulteriore sviluppo delle formulazioni testate, le cui ricette ritenute più efficaci, insieme a prototipi grezzi di oggetti, saranno trasferite al Centro interdipartimentale di ricerca “Riutilizzo Biobased degli scarti da matrici agroalimentari (RIVIVE)” dell’Università di Palermo. Qui, con la supervisione della professoressa Nadka Tzankova Dintcheva del Dipartimento di Ingegneria, verranno prodotte in quantità importanti le nuove bioplastiche in forma di pellet, per valutare la trasferibilità del processo produttivo su scala più ampia.
Intanto, alcuni significativi risultati del processo di ricerca sono stati presentati al workshop internazionale Polymers and Biopolymers for sustanaible LIFE organizzato dalla Modification Degradation and Stabilisation Society che si è tenuto a inizio settembre a Sofia, in Bulgaria.
Biodegradabilità e caratterizzazione
A sua volta, Crossing srl ha proseguito nella caratterizzazione delle varie formulazioni dei biocompositi di bioplastica e scarto organico agrario. Oltre ad occuparsi degli studi di biodegradabilità dei campioni di biopolimeri estrusi da UNIME, si sta dedicando alla caratterizzazione completa dello scarto organico agrario. Nello specifico, sta valutando le proprietà chimico-fisiche della biomassa, mediante analisi Spettroscopica di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR), analisi spettroscopica Infrarossi (FT-IR) e Calorimetria a Scansione Differenziale (DSC). Sta inoltre conducendo prove di estrazione, in vari solventi, di potenziali fine chemicals, mentre a breve avvierà ulteriori studi di biodegradabilità dei biocompositi sottoforma di manufatti, confrontandoli con i benchmark di LIFE RESTART, che a fine maggio ha presentato a Riga, in Lettonia, nel corso della 19esima edizione della International Conference on Renewable Resources & Biorefineries.
Dopo aver realizzato uno studio approfondito sulle acque di scarto del Birrificio Messina, Crossing srl sta anche svolgendo attività per IP della tecnologia, con un aggiornamento costante sulla letteratura scientifica e brevettuale.
I primi collaudi di produzioni pilota
UNIME, in sinergia con Crossing srl, ha inviato a Bibetech S.p.A. alcuni chilogrammi delle primissime bioplastiche testate. In tal modo l’azienda ha potuto avviare una campagna di collaudi sperimentali in produzioni pilota a batch, per testare la fattibilità tecnica relativa all’industrializzazione di questi nuovi materiali, evidenziandone le criticità e le leve risolutive sulla tecnologia dello stampaggio a iniezione. Un know-how potenziato anche dalla sua capacità di ideare e sviluppare i progetti, dalla creazione dello stampo al collaudo industriale in produzione continua su articoli complessi o tecnici. Questi iniziali batch di materiale presentano indici positivi di processamento, tali da permettere la realizzazione di primissimi campioni di oggetti.
Processo produttivo, Social Business Plan, analisi del mercato
Ecos-Med, la cooperativa sociale cui spetta fra l’altro la gestione e lo sviluppo della “Fabbrica Zero”, il polo di produzione su scala semi-industriale delle bioplastiche, che avrà sede nell’ex area artigianale di Roccavaldina, piccolo comune del messinese, ha finalizzato il layout definitivo dell’impianto pilota, ovvero la sua collocazione all’interno del capannone, e ne ha messo a punto il processo produttivo. L’arrivo dei macchinari, che faranno il trattamento della materia prima è previsto per fine anno, mentre la produzione delle nuove bioplastiche, prevalentemente sottoforma di pellet, sarà avviata entro i primi mesi del 2024. Intanto, la cooperativa sta predisponendo un Social Business Plan che consentirà l’inserimento lavorativo di persone che si trovano in condizioni di fragilità e che punta a generare risorse economiche per la crescita sostenibile della comunità locale.
Collocato a monte dell’intero processo, il Birrificio Messina sta procedendo nell’individuazione dell’impianto di essiccazione delle trebbie e di trattamento delle acque che residuano dalla produzione della birra, mentre Fondazione Me.S.S.I.n.A, capofila del progetto, è al lavoro anche per testare la tecnologia LIFE RESTART su ulteriori filiere agroalimentari, in particolare la sansa e le vinacce (dal processo di produzione dell’olio e del vino). Sta inoltre esplorando il mercato per estendere la gamma di potenziali manufatti che si possono produrre con le nuove bioplastiche.
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