La ricerca di UNIME al MoDeSt23 di Sofia

Reuse of bEer SpenT grAin
foR bioplasTics

Italian United Kingdom

Gli ingegneri Salim Brahimi e Aurora Falcone, rispettivamente dottorando e contrattista di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina ed entrambi appartenenti al gruppo di ricerca della professoressa Annamaria Visco, responsabile scientifico per UNIME del progetto LIFE RESTART, cofinanziato dall’UE, sono intervenuti al workshop internazionale Polymers and Biopolymers for  sustanaible LIFE and applications che si è tenuto a  Sofia, in Bulgaria, dal 3 al 5 Settembre 2023.

Organizzato dalla Modification Degradation and Stabilization (MoDeSt) Society con il coordinamento della professoressa Nadka Dintcheva, il MoDeSt23 ha riunito molti ricercatori del mondo accademico, importanti enti di ricerca ed esponenti di industrie nazionali e internazionali che operano nell’area della sostenibilità dei materiali polimerici e biopolimerici e dei loro compositi per discutere di polimeri, biopolimeri e compositi per applicazioni sostenibili; plastiche e microplastiche nell’ambiente e loro recupero/rimozione; degradazione, biodegradazione e riciclaggio.

Il worshop fa parte di una serie di eventi internazionali promossi appunto dalla Modification Degradation and Stabilization (MoDeSt) Society, che ha l’obiettivo di promuovere una piattaforma comune per lo scambio di conoscenze, la mobilità e il networking tra scienziati e ingegneri che lavorano nel campo della modificazione, della degradazione e della stabilizzazione dei polimeri, puntando a sviluppare collegamenti fra il mondo dell’industria e quello della ricerca pubblica.

Molte le applicazioni potenziali

In questo contesto, Brahimi e Falcone hanno presentato due comunicazioni rispettivamente dal titolo: Biodegradation Of Agrifood Waste/Polybutylene Succinate Biocomposite e Resistance Of Bio-Polybutylene Succinate To Photodegradation Induced By Exposure To Uvc Rays.

Lavori approfonditi in cui si dimostra che, mettendo a punto la composizione di bioplastiche a base di rifiuti agroalimentari, è possibile controllare il loro tasso di biodegradazione nel suolo e la loro resistenza ai raggi UVC, per possibili impieghi in cui è necessaria una sterilizzazione.

La capacità di modulare il tempo di degradazione offre potenziali applicazioni in vari settori, come per esempio quello della floricoltura, in cui le bioplastiche biodegradabili potrebbero sostituire i milioni di vasi di plastica tradizionale a base fossile attualmente in uso, incoraggiando l’adozione di nuovi materiali sostenibili da impiegare per la vita quotidiana.

A Sofia, le comunicazioni di Brahimi e Falcone hanno stimolato diversi interventi da parte dei ricercatori e degli stakeholder presenti, che hanno mostrato notevole interesse nei confronti degli argomenti presentati, in particolare rispetto alle tecniche di produzione dei materiali e alle caratteristiche fisico-meccaniche dei prodotti ottenuti.

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