La Fabbrica Zero verso il mercato

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Italian United Kingdom

Conclusa da tempo la validazione della produzione su scala semindustriale delle bioplastiche derivate dalle trebbie, nell’ambito di LIFE RESTART in questi mesi il processo è stato trasferito con esito positivo ai pellet prodotti con la sansa e con il silverskin (scarti della lavorazione del caffé), di cui si sta terminando la caratterizzazione a opera di EcosMed, UNIME e Crossing. Sono inoltre stati inviati a un’azienda leader nei servizi di Total Quality Assurance, campioni di bioplastiche ecobuddy realizzate con trebbie, sansa e silverskin e sono risultati idonei alla certificazione, nello specifico per la realizzazione di giocattoli. Ciò, nello specifico, ha supportato una ripresa dei rapporti con le imprese del settore che si stanno disponendo a condurre a loro volta test di stampa relativi ai propri prodotti. Si attiverà inoltre il processo di idoneità di certificazione sui materiali per la realizzazione di vasi per piante in vista dei primi ordini di mercato.

In questi mesi si è inoltre stipulato un contratto con un importante agenzia per la promozione e distribuzione dei biocompound ecobuddy nell’area centrosud Italia, con particolare riferimento al settore del packaging e accessori per casa e persona.

Vasi per piante, i primi prototipi

È proseguito intanto con risultati incoraggianti il percorso di Giardineria Italiana. Lo sviluppo dei vasi in bioplastica da trebbie di birra esauste e sansa ha determinato la consegna dei primi vasi prototipi. I campioni hanno superato le prime valutazioni. Esteriormente identici ai tradizionali vasi in polipropilene (PP), si distinguono per una notevole leggerezza che non compromette la robustezza. Unico il dettaglio sensoriale: l’odore della materia prima, che richiama l’origine naturale del composto e segna una netta differenza con la plastica.

Tale passo avanti apre la strada alla fase cruciale della sperimentazione agronomica. I vasi definitivi saranno infatti integrati in una fase sperimentale per essere testati in condizioni operative reali durante la coltivazione di piante ornamentali. Saranno utilizzati per la coltivazione di diverse specie, in base alle esigenze del momento, esattamente come con i vasi da fonte fossile in polipropilene (PP) e con substrati diversi. L’obiettivo? Monitorarne il comportamento nel tempo: resistenza alla movimentazione, agli agenti atmosferici e il naturale processo di deterioramento/biodegradabilità. Questa validazione sul campo è essenziale per confermare la sostenibilità del prodotto e chiudere il cerchio dell’economia circolare, trasformando un sottoprodotto industriale in uno scarto per il vivaismo.

La ricerca continua

Infatti, UNIME sta proseguendo l’attività di ricerca sul fronte dello studio della riciclabilità e della durabilità dei materiali. In questa fase, oltre alla partecipazione a eventi e azioni di disseminazione di LIFE RESTART e allo sviluppo del progetto stesso (caratterizzando le prime pellets prodotte dalla Fabbrica Zero di Roccavaldina attraverso test di tipo meccanico-reologico), UNIME si è anche dedicata alla scrittura e la conseguente pubblicazione di specifici lavori scientifici e ha esteso lo studio verso diverse tipologie di bio-polibutilene succinato e di trebbie.

Nell’ultimo periodo, anche Crossing ha preso parte a numerose attività di disseminazione, e ha collaborato con gli altri partner per l’avanzamento di LIFE RESTART, caratterizzando i prodotti derivati dalla Fabbrica Zero di Roccavaldina da un punto di vista fisico e chimico.

Ha inoltre affiancato Ecosmed, Fondazione Messina e UNIME nella stesura delle schede tecniche dei biocompositi ottenuti su scala semi industriale a base di trebbia e delle materie prime usate nella Fabbrica Zero e ha partecipato a riunioni per l’ottenimento della certificazione del food contact dei biocompositi (EFSA European Food Safety Authority). In particolare sono state inizialmente analizzate le trebbie della birra dal punto di vista chimico-biologico e i risultati sono risultati soddisfacenti per la prosecuzione della certificazione. Nell’immediato futuro saranno fatti dei test anche sul prodotto finito per verificarne la compatibilità con l’ambito food.

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